REC #8: L’Impero del Gatto

The Cat Empire sono un gruppo australiano di Melbourne, che si contraddistingue, come scrivono sul loro sito, per abbattere e superare le barriere, linguistiche, musicali e geografiche.

Il risultato sono degli album (l’ultimo, Cinema, uscito pochi mesi or sono) dove si viene sorpresi dalla capacità di tirare fuori l’inaspettato: dal pop rock al reggae, dalle sonorità elettroniche al molleggio funky più sfrenato (l’anima è assolutamente rock, comunque).

Spaziare nella musica, provare nuove soluzioni, nuovi melanges, la forza dell’ibrido è l’amore per la musica.

Aggiungo che questo gruppo, e in particolare il loro Live On Earth (2009) sono stati un po’ la colonna sonora di alcuni momenti molto particolari e intimi che ho passato nell’ultimo periodo, quindi non potevo non scriverne.

Visto che mi sono espanso anche su Deezer, potete ascoltare Live On Earth direttamente da là.

The Cat is Back

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REC #7: Rocé – Identité en crescendo (Hip hop francese)

Un tipo simpatico questo Rocé.

Tecnica lirica poesia e flow, tra rap, slam e poetry.

Del vero “conscient rap”, perchè Rocé è un flusso di coscienza continuo, tra giochi di parole (dei, ammetto, non comprendo ancora tutto) e la volontà di separarsi dagli stereotipi, separarsi dal gangsta e dal bling bligng.

Spingendo oltre, i suoi temi spaziano dalla filosofia di vita personale (Amitié et amertume, per esempio) a pezzi di profonda coscienza e quasi auto-analitici da far paura.

Seul, bellissimo.

La tecnica è assolutamente di alto livello, sia nell’arte del rap che in quella dello slam, anche se quest’ultimo rimane un mezzo, un esercizio, molto spesso per potersi esprimere in tutta libertà, in tutta complessità.

A livello musicale le basi rimangono su una forte impronta funky e black, nessuna concessione agli artifici moderni che si sentono nei pezzi rap “maggiori” (ma perchè?perchè vanno su Mtv?Bah!).

Qui le trombe sono trombe (per quanto campionate!), niente suoni distorti stile il clacson a muso di toro o sirene varie.

Veramente una bella scoperta.

Identité en crescendo (2006)

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REC#6:::Dargen D’Amico – Musica senza Musicisti (2006)

Questo album non è piaciuto, nell’ambiente.
Almeno così dicono gli esperti (però quelli che ne sanno che conosco lo amano tutti).

Perchè è un album difficile, è sempre difficile digerire qualcosa che non si era mai provato prima.
Questo album è una frontiera scavalcata, un cancello disarcionato, è un tipo che ti entra in casa, prende una birra dal frigo ed esce dalla porta sul retro senza dire una parola.

Dargen D’Amico confeziona un pacchetto esplosivo, stupefacente e sublime, nel senso ottocentesco di unione di bellezza e brutezza, un livello oltre tutti i canoni del genere (sarà per questo che non è piaciuto?).

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REC #5: Ma quanto è bello “Sandro Orrù Bastard”?!

Ma quanto è bello l’ultimo album di DJ Gruff??!!!

Dj Gruff, Sandro O.B.

No, parliamone, perchè sono tre giorni che lo ascolto, da quando sono
tornato qui a Paris, e non sono riuscito nemmeno ad uscire a comprare
un pain au chocolat!

Prima di tutto: il BEAT.

Intro: erano anni che ho iniziato la mia ricerca personale su un
beat hip hop che, finalmente mettendosi al passo col resto della musica
mondiale, si lasciasse contaminare dall’elettronica, ma senza perdere
le sue caratteristiche di "Beat Hip Hop"®.

Da quando, insomma, mi capito di ascoltare D’Argen D’Amico insieme
ai Club Dogo nel lontano (soprattutto musicalmente e a livello di
contenuti rispetto ai Dogo odierni) Mi Fist (nel pezzo Tana 2000).

L’ascolto di Musica senza musicisti (Dio:
che ti si possano bruciare tutti gli hard disk di Canti Celesti anche a
te!)mi provoca ancora oggi delle profonde crisi identitarie, a causa
del mix assolutamente esplodente e geniale di metriche nuove, musica
elettronica (evviva!), e concept/ambientazioni/storie da Paura e Delirio
(tranquilli, figli della Gelmini, non si parla propriamente di droghe,
anche se sicuramente se ne assumono parecchie, in questo album).

Ma veniamo al Maestro Gruffetti.

Ok, che fosse un ottimo, ma che dico, IL MIGLIORE
BeatMak…Dj…rapp…mmm…IL MIGLIOR DJ GRUFF in circolazione (ah!)
già si sapeva, ma in questo ultimo (speriamo non in assoluto) lavoro la
sperimentazione sulla scelta dei suoni sfonda appunto quella barriera
dell’elettronica, andando a creare un groove assolutamente unico e
nello stesso tempo inconfondibilmente marchiato [DJ GRUFF]™!

Qualche spunto, come fanno i bravi recensori (ma ci sarebbe da
scrivere un articolo su ogni pezzo, perchè è veramente assurdo, questo
album!).

Si comincia assolutamente in stile Gruffetti Old School, con 1 500 lire, un pezzo dove fin dal principio Sandro riprende vecchie rime e ritorna al momento in cui tutto cominciò:

Tempo fa nella gran Milan /

un po’ di amici in coro planando qua e là /

quando dici, la Musica /

un giro sulle balle del toro /

dove sta il Duomo /

l’unica possibilità che avevo /

arrivo li e provo /

su un bel beat lento e asciutto, direttamente dai migliori anni ’90.

Da
qui in poi, è tutto un crescendo di cattiveria (grazie anche alle
collaborazioni di mostri della scena partenopea del calibro di
Clementino e Speaker Cenzou, oltre che Svez, PJ, 2P e Scratch Busters,
ritmi sempre più elettronici (SLURP 😛 ), attraversati da un’ottima
prova della Filosofia Gruff™: rime mai scontate, sperimentali, con una
ricerca linguistica che non si fa problemi a deragliare dalla
tradizione funk arrivando qui alla poesia e là al cazzeggio (componente
fondamentale del Gruff Pensiero!).

Giusto per darvi un’idea (e perchè, in fondo, si tratta di un’opera d’arte. Si, addirittura!)…

La Traccia 8 ha un titolo strano, ma riesce nel miracolo:
campionando(si?) un’espressione scurrile semplice e piazzandola in
dialogo su una base di Dre con un campione di "Mic Check", Gruffetti
arriva a concepire un pezzo bellissimo, tecnicamente perfetto e stiloso
come pochi riescono a fare anche dopo anni, ma che in sostanza è…

"Merda Secca!"

Che dire, Geniale!

Arriviamo quindi, non prima di un po’ di bei Scratch Fresci, ai due pezzi secondo me tra i più belli dell’album: Ti canto e Mentre Ci Penso Un Po’
sono due pezzi, udite udite, "d’ammmore"! Qui Sandro crea atmosfere
dolcissime ma nello stesso tempo sincere, piazzandoci davvero "nu
piezz’ ro core soje". L’altra cosa straordinaria è poi che i due brani
potrebbero essere tranquillamente suonati uno dopo l’altro senza
sentire lo stacco (magia che compie anche i due pezzi iniziali Attitudine  e Attitudine 2).

Dedicateli alla donna che amate e che vi sopporta, se li merita entrambi ;-P .

The Best is in The End 

Infine, altri due pezzi assolutamente da non perdere: Labirinti
è un paranoic anthem da ascoltare in loop nelle notti di presa a male
(Attenzione!Non è una cura, è solo una compagnia!), come mi è successo
in questi giorni passati chiuso in casa a riprendere il ritmo dopo una
ventina di giorni di "Ritorno al Passato" – anche se io non ero preso a
male, cazzo scrivo allora?bah!?!

L’atmosfera è molto SestoSenso di Kaos, ma meno thriller, e in parte anche Cose Preziose, ma meno rabbiosa. Diciamo che è molto psy,
più tipo i pezzi di Brain dei Fuoco Negli Occhi (Oddio, che cazzo di
paragone ho fatto!!!Non che Brain non se lo meriti, perchè secondo il
mio modesto parere è uno degli Mc migliori della scena italiana già
ora, ma…Gruffetti è sempre Il Maestro®!).

L’ultimo pezzo, infine infine, è un po’ una scoperta: Sandro O.B. e nientepopodimeno che EL PREZ aka Esa-direttamente-da-Varese ci tengono a lasciarci con una riflessione sui fenomeni politici contemporanei, come sempre, vissuti in prima persona.

E questa ve la faccio ascoltare, dai!Che magari qualcuno la usa nei cortei (sarebbe fighissimo avere Gruff in corteo!).

Ronde

http://noblogs.org/flash/mp3player/mp3player.swf

 

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Recensione #4: Les Anarchistes

"Les Anarchistes", a dispetto del nome, è un gruppo italiano, che canta in italiano.

Il loro nome è un’omaggio a Leo Ferrè, cantautore francese, anarchico e autore di una famosissima, omonima canzone (Les anarchistes); del quale riadattano in lingua italiana diversi pezzi. 

Tra
i migliori interpreti contemporanei della tradizione dei canti
anarchici di due secoli fa (‘800) e dello scorso(‘900), sono forse gli
unici a riuscire a "modernizzare" musicalmente l’insieme ricco e
diffuso di opere che vanno sotto questa etichetta.

Tra gli esempi, si possono citare "Il Galeone", una splendida marcia choral sul testo della poesia di Belgrado Pedrini,
anarchico antifascista e poeta, di cui si consiglia una delle poche
opere stampate, che funge insieme da (auto)biografia e raccolta di
testi, lettere, canzoni e poesie: "Noi fummo i ribelli, noi fummo i predoni: schegge autobiografiche di uomini contro, di Belgrado Pedrini", a cui si accompagna, come due pezzi / unico, "Versi liberi e ribelli", entrambe per le Edizioni Anarchiche Baffardello [qui un assaggio della storia di Belgrado].

http://noblogs.org/flash/mp3player/mp3player.swf
 

Mentre vado a scolare la pasta, voi potete godervi il primo album: "Figli di Origine Oscura".

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AFROROCK 1970

            AFROROCK 1970

 

 

 

Gli anni 60 nel continente africano hanno significato molte cose:La fine della colonizzazione europea, l’indipendenza, le prime esperienze di autogoverno…In un’atmosfera così vivida a livello politico parecchi stati africani videro l’esplodere al loro interno di scene e gruppi musicali che vale la pena riportare indietro dalla nebbia in cui sono rimasti per così tanto tempo.

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Recensione #2>Olanda Cibernetica

Olanda Cibernetica!

L’Olanda, terra di canali, mulini, e tulipani, patria del polder
model, degli squat ultra-affrescati e pure di gruppi unici con un suono
che si è contraddistinto nel panorama underground continentale.

Tra la metà degli anni ottanta e per tutti gli anni novanta le
città come Eindhoven, Amsterdam Utrecht, hanno visto fiori gruppi
dediti a una forma di psichedelia, principalmente strumentale dedita a
sonorità elettroniche, affilate e metalliche.

Debitori per il loro suono all’ imponente movimento Kraut rock
gruppi come i Gore, 35007 (Loose) e, più recentemente, The Kilimanjaro
Dark Jazz Ensemble hanno sfornato album che ti proiettano in un futuro
pischedelico e cibernetico allo stesso tempo.

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Inno al caffé

Dedicato alla mitica bevanda fonte di molta ispirazione artistica.

E, bien sur, agli occhi di Minerva, la cantante spagnola del gruppo.

 

"Tu Café" – N.O.H.A.

Tu Cafe N.O.H.A. video from N.O.H.A. on Vimeo.

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B2HN – 2° Puntata: Devocka, Ruined Machines, Micah P Hinson

Dopo esserci squagliati al sole e ricomposti come Terminator, un’altro parto della B2HN_Crew.

In studio con Jack_anapes & Redcat, proposte musicali"a misura d’uomo":

– Devocka | |

– Ruined Machines | [Jamendo] | [Album 1] | [Album 2] (in Creative Commons)

– Micah P Hinson |

Ascolta:

http://noblogs.org/flash/mp3player/mp3player.swf

e Scarica la puntata!

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B2HN – Recensione 1: Across Thundras, Vic Chesnutt

Parte il progetto B2HN nella sua versione bloggosa dopo il successo incredibile della trasmissione sperimentale ospitata negli studi di zic.it.

Ecco a voi le prime due chicche!

Restiamo in contatto per i vostri contributi/segnalazioni:

b2hn @ autoproduzioni.net

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